I sommelier si raccontano – Michelangelo Montanaro
Con la diffusione della cultura del vino si è andata sempre più affermando una nuova figura, quella del Sommelier. Questa rubrica raccoglie le dirette testimonianze di quanti si sono fatti coinvolgere, per ragioni professionali o per semplice passione, in questo percorso di conoscenza.
Noi ospitiamo le loro storie, a nostra volta per conoscerli di più.
Sommelier per passione.
Mi hanno sempre definito una persona eclettica, proprio come un vitigno dalle tante sfaccettature da cui si può produrre sia un vino dalla spiccata acidità, di pronta beva, che un vino adatto a lunghi affinamenti, strutturato e longevo.
Alle soglie dei miei quarant’anni, ho accettato una nuova sfida: da risk manager della Banca di Credito Cooperativo di Monopoli (dove ho prestato la mia attività professionale per 16 anni), sono appena partito per Roma, per iniziare la mia nuova carriera prefettizia. Dopo un corso di formazione di 2 anni, avrò una prima destinazione con la qualifica di Vice Prefetto Aggiunto in una delle prefetture d’Italia.
Intanto, non dimentico le mie radici, fatte di famiglia e di passioni. Fra queste, campeggia il vino e oramai dal 2014 sono sommelier AIS.
Ma veniamo, con ordine, a raccontarvi qualcosa di me. Sono monopolitano DOC e, dopo aver frequentato il liceo scientifico, ho studiato Economia presso la Luiss Guido Carli a Roma. Fresco di laurea con il massimo dei voti, sono stato assunto presso la Banca di Credito Cooperativo della mia città. Qui ho conosciuto mia moglie e, allo stesso tempo, ho continuato a studiare, laureandomi per la seconda volta in Giurisprudenza presso l’Università del Salento. Così ho intrapreso una nuova sfida: provare a cimentarmi con uno dei concorsi più difficili, quello per l’accesso alla carriera prefettizia. La strada è stata lunga e tortuosa ma, supportato sempre dalla mia famiglia, ho avuto modo anche di dedicarmi a loro e alle mie passioni.
Una cosa mi ha sempre colpito: quando ero lontano da casa riuscivo a riassaporare il profumo della mia terra, bevendo un bicchiere di vino. E ho deciso di seguire questa mia passione, studiando anche i vini, i loro sentori, i loro colori ed i sapori. La maniera in cui è possibile bere attraverso tutti gli altri sensi, non solo con il gusto: apprezzare il colore, sentire gli odori della nostra terra, vedere le lacrime di consistenza in un bicchiere e ascoltare la storia che promana da ogni bottiglia. Alla fine, assaporare questo nettare rosso della nostra terra che contiene una parte di noi è diverso, una volta che si è rimasti affascinati dalla storia.
La storia: per questo amo il vino, non solo per il piacere che dà ogni bicchiere, ma per quello che rappresenta. La storia di una famiglia, di un’azienda, di un progetto, di una sfida vinta, di un successo.
E agli amici che mi chiedevano come mai stessi seguendo un corso da sommelier (stupiti del fatto che non fosse vicino al mio ambito professionale) ricordavo come ci siano cose che si fanno anche e soprattutto perché fanno bene al cuore e non per lavoro o per interesse. E il vino è tutto questo: fa bene al cuore, fa stare bene in famiglia e con gli amici e riporta alle origini, al cuore della terra e a tutto quello che rappresenta la Puglia per me.
Ma non solo: tramite il vino si può viaggiare, si conoscono e si amano nuovi posti, nuove regioni e terre non ancora visitate. E’ un ignoto che riporta sempre a casa, perché non saprei mai rinunciare ad un bicchiere di buon vino che sa della nostra terra, così come porto ancora oggi, ovunque vada, un paio di bottiglie di primitivo o negoroamaro in valigia per far conoscere la mia terra. E organizzo così degustazioni fra colleghi ed amici, per riempire magari con un buon rosè quelle serate dense di nostalgia di casa…
Michelangelo Montanaro